Cits e Paolo in volo…

… sulla Francia in questo momento, destinazione Edimburgo! 🙂
Probabile piano di volo: AOSTA UM729 DJL UH10 CHABY UM733 KOPOR UY376 VESAN UL613 HALIF UN590 MARGO
Dal tracciato direi che hanno usato una NELAB-5L come uscita standard e transizione AOSTA-5L. Quindi sono partiti dalla pista 35R.
Va bene, torno a prendere i farmaci…

Quando la redazione fa Skyfo…

Siamo nell’era della comunicazione, dove le informazioni viaggiano veloci da un capo all’altro del mondo. Basta un click per sparare il famoso battito d’ali di farfalla dal Mediterraneo all’altro capo del mondo (con la fedeltà che il digitale ci permette) senza dover attendere che si tramuti lentamente in un tornado nei Caraibi.

La fretta è cattiva consigliera però, l’incompetenza ancora peggio: la gatta frettolosa partorisce gattini ciechi si dice, quella incompetente abortisce addirittura. No, tranquilli, non stiamo tornando sul caso Cocilovo-Sallusti che già ammorba ogni pagina ci passi davanti agli occhi in questi giorni, non siamo così alti per argomenti così delicati. Ci occupiamo più volgarmente di sport e informazione, in particolare di sport professionistico e informazione tv, sponsor e lustrini, soldi e immagine. E poi suoni, luci, colori, etc…

Lo sport è il ciclismo e per una volta non si tratta di doping (sebbene i protagonisti ultimi di ciò che stiamo per raccontare qualcosa devono aver preso…), bensì della Milano-Torino. Cos’è la Milano-Torino?! Qui serve una disambiguazione come su Wikipedia (l’abbeveratoio preferito da chi non ha mai battuto un calcio d’angolo, quasi-cit.), perché di Milano-Torino ce ne sono ormai due per quanto il paragone farà storcere il naso agli addetti istituzionali.

Una è la più famosa e di più antica tradizione, una classica corsa in linea, la più vecchia in assoluto, nata nel 1876, ben prima ancora del Giro d’Italia o della Milano-Sanremo per dire. Tra evoluzioni varie e interruzioni varie lungo la sua storia è stata ripristinata proprio quest’anno, partendo da Novate Milanese in onore di Vincenzo Torriani e arrivando alla mitica salita di Superga. Per la cronaca si è corsa ieri ed ha vinto lo spagnolo Contador davanti a Ulissi e Kessiakoff, con Nibali staccato.

L’altra è la più umile Milano-Torino per biciclette a scatto fisso, una via di mezzo tra una randonnè e una cicloturistica non competitiva (anche se alla fine ad arrivare secondo non ci sta nessuno, figuriamoci terzo) organizzata a partire dal 2008 ogni mese di marzo da un gruppo di amici nostalgici della gloriosa era del ciclismo su pista. La biciclettata non istituzionale infatti si svolge su bici da pista, un po’ per competizione, un po’ per divertimento, un po’ per provocazione nei confronti della mancanza di strutture adeguate per questa gloriosa quanto dimenticata disciplina.

Ora, vien da sorridere a pensare a quanto distanti siano una competizione storica dello sport professionistico ed una libera iniziativa amichevole, una gara istituzionalizzata da federazioni e sponsor e una biciclettata autoprodotta, ciclisti professionisti con l’ammiraglia al seguito e ragazzotti tonici col panino nello zainetto, icone dello sport-business mondiale dal capello leccato e anarchici ciclo attivisti ricoperti di tatuaggi. In comune solo una cosa: spingere sui pedali per arrivare prima degli altri.

La Milano-Torino “clandestina” sorge sulla scia della nouvelle vague dello scatto fisso metropolitano, tra mezzi minimalisti per ciclo attivisti (secondo il motto che “quello che non c’è non si rompe e non necessita di manutenzione”) e bici da pista per surfer del traffico (perché per sopravvivere nella giungla del traffico metropolitano una bici da pista può essere ciò che la liana è per Tarzan). Una lunga storia che va dal vecchio gruppo di Chaingang ( http://204.73.203.34/fisso/ ) alle iniziative per chiedere il ripristino del velodromo Vigorelli di Milano ( http://www.vigorelli.org/ ), tant’è che due edizioni fa si partì come di consueto dal piazzale del Vigorelli per tagliare l’arrivo addirittura sulla pista del Motovelodromo Fausto Coppi di Torino (con regolare autorizzazione e noleggio tramite autotassazione dei partecipanti ed un gentile sponsor), per unire idealmente i due velodromi in attesa di restauro e dare all’iniziativa il sapore delle grandi classiche del nord come la Parigi-Roubaix.

Nasce per iniziativa di Marcello Scarpa detto “il Reverendo Menthos” che a tutt’oggi la porta avanti e di varie altre persone, molte delle quali si ritrovano per anni sul blog www.ciclistica.it di Alberto Biraghi (giornalista ed editore specializzato in politica e chitarre per lavoro, e per libera vocazione civica ciclo-attivista nonchĂ© famigerato fustigatore web della mal-politica, particolarmente inviso all’attuale amministrazione milanese a cui non ne perdona una…), blog attivo dai primi anni del terzo millennio che sviscerava la bici a 360° gradi (dal collezionismo all’agonismo, dalla ciclomeccanica alla mobilitĂ  urbana, etc…). Blog che col tempo è diventato addirittura un negozio di biciclette di proprietĂ  dei due soci, Menthos e Biraghi appunto, e addirittura una squadra agonistica amatoriale: Ciclistica Corse. Squadra corse, che per persona dello Scarpa, potremmo dire a spanne che detiene l’organizzazione della Milano-Torino quindi, per quanto poco si possa parlare di “detenere” un qualcosa che ha forma solo aleatoria e che ha padri indefiniti.

Fatto sta che l’altro giorno si è svolta la Milano-Torino istituzionale, quella importante, e i media ce ne han dato notizia, seguendo l’evento in diretta tv e attraverso le varie forme dell’informazione sportiva. Tra queste fonti c’è stata ovviamente Sky, il colosso di Murdoch che copre l’informazione sportiva a 360° stando sempre sul pezzo. Peccato che nel banner in sovraimpressione, mandato in onda dal più importante network sportivo operante nel nostro paese, appariva a corredo della notizia della vittoria di Contador non il logo ufficiale della manifestazione professionistica ( http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc7/482919_4718314838471_1443358780_n.jpg ) bensi il logo della gara clandestina (http://www.milano-torino.org/ ) come si può ben vedere qui http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/57936_10151187638664904_304563560_n.jpg e pure qui http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/57936_10151187638664904_304563560_n.jpg .

Non sappiamo se l’errore dipenda dal maldestro personale della redazione che è corsa su Google ed ha cercato frettolosamente la prima immagine grafica che rispondesse alla ricerca Milano-Torino, non sappiamo se l’errore dipenda dal disinformato personale di regia che ha sbrigativamente ricevuto l’incarico di cercarsi in rete un logo della Milano-Torino da piazzare in sovraimpressione.

Quello che possiamo immaginare è però il “piacere” e la “soddisfazione” di organizzatori, partecipanti e sponsor della gara professionistica a vedere il marchio di un’anarchica gara clandestina, addirittura con ben in vista (e senza nemmeno esser state croppate) la scritta “Ciclistica corse”, nonchè l’ironica (e autoironica) goccia di sangue (a corredo della notizia della vittoria di Contador rientrato da poche settimane dopo la squalifica per doping!) simbolo (assieme alla pillola di cianuro che ogni partecipante porta idealmente con sĂ©) della gara clandestina.

Ma soprattutto quello di cui possiamo esser certi, al di là della bomba di marketing (diretta per la squadra amatoriale, indiretta per il negozio), è lo sgomento che ha fatto cadere dalla sedia tutti noi, organizzatori della corsa clandestina, partecipanti, ciclisti metropolitani, cicloattivisti, pistard, amatori, clienti del negozio, frequentatori del blog, amici, biciclette degli amici, amici degli amici, biciclette degli amici degli amici, alla vista di quella grafica in sovraimpressione.

E non ci vengano a dire anche stavolta che la colpa è di chi pirata le partite sul web causando un nocumento alle pay-tv, costrette così a ridurre i mezzi e le risorse…..

Dane

Donne al volante.

Giuro è vera… giuro l’ho vista sin dall’ingresso in vigevanese. Da lontano mi chiedevo “cristo ma in un PARCHEGGIO, proprio qui si doveva fermare?”. Percorrendo la corsia d’ingresso, oltre alle “quattro frecce” ho notato anche il triangolo d’emergenza. Ho pensato ad un cambio di ruota ed invece…
Il gradino di cemento sarĂ  alto circa 35/40 cm. Non so come, ma è riuscita a mettercisi a cavalcioni, con le ruote di destra sospese per aria. Ci sono anche le frecce ben disegnate al suolo, eppure…
Dopo uno scuotimento di testa sono sceso nel parcheggio sotterraneo, ma ancora mi chiedevo come fosse ruscitA in un qualcosa di simile (A maiuscola, la manovra e lo spongebob a ventose sul vetro erano la chiara firma di una donna, ne ero SICURO). Non ho resistito. Sono riuscito dal parcheggio sotterraneo e ho rifatto il giro per fotografare il tutto. Sono uscito dalla macchina e sono andato a fotografare col cell., mentre una voce da dietro è insorta con: “perchĂ©… non ci credi?”. Mi giro e vedo una donna, apparentemente trentacinquenne, a cui dico: “no, sa… è che se lo racconto, non mi credono!”. Lei ribatte con: “Bèh comunque sono stata io”. Per gentilezza ho evitato il “signora ci avrei fatto i c…” ma ho preferito un “mi fa l’autografo?”.
Mi ha risposto piegando la testa di lato e sorridendo, con un espressione a metĂ  tra il “mavaffanculo” e il “d’altronde non posso negarlo”.
Sono entrato all’Auchan e per prima cosa sono andato dall’ottico. Non ho resistito… ho fatto vedere all’ottico la foto!!!
Diego.

 

 

 

 

L’elettro-ingegner-fabbro-critico-mistico ovvero il superspocchioso

L’elettro-ingegner-fabbro-critico-mistico ovvero il superspocchioso

Occasionalmente, sulla ciclabile mi capita di fare strani incontri.
Qualche cicloturista, il vecchio che guarda le papere, le auto e i motorini che meritano una storia a parte, l’altro vecchio che pesca trote del naviglio!
Oppure, capita di ingarellarmi con chi mi sorpassa, o viceversa, il sorpassato non ci sta e a sua volta inizia l’inseguimento. A volte è un signore di una certa etĂ  con bici da corsa, un ragazzino fissato nel senso della bici a scatto fisso, e altre amenitĂ .

Quello di ieri sera è sicuramente un personaggio meritevole di menzione all’oscar, nella figura unica che ho ribattezzato “L’elettro-ingegner-fabbro-critico-mistico ovvero il superspocchioso”, ora vi spiego il perchè.

Passiamo ai fatti.
Subito dopo porta Genova, raggiungo un ciclista sui 40, con MTB con freni a disco, zainetto, cuffiette bianche hi-tech, contachilometri, che sta discretamente sforzandosi sui pedali. Lo sorpasso appena prima della discesa verso la ciclabile. Lui non ci sta e mi ripassa esattamente mentre io passo tra due pedoni che si spaventano anche un po’. Andiamo avanti così, lui davanti, poi io, fino al ponte della canottieri Milano, finchè lui al mio ennesimo sorpasso si toglie le cuffie e mi parla.

legenda:
personaggi:
EIFCM / E: elettro-ingegner-fabbro-critico-mistico
CITS / C: il sottoscritto
abbreviazioni:
ing: ingegnere

EIFCM: Vai vai, che io oggi ho giĂ  fatto 70 km
CITS: Da dove? dal centro sono solo 10!
E: Eh certo, e tutti gli altri che ho fatto? Io sai cosa faccio? Io sono informatico, sistemo i PC, vado avanti e indietro a riparali, sono ingegnere elettronico, sono critico elettronico, sono stato uno dei primi critici elettronici d’Italia. In bici forse mi batti, ma con i PC non mi batti, non mi batte nessuno!
C: Beh, me la cavo discretamente…
E: Ma tu non sei ingegnere elettronico o informatico, io sono 30 anni che faccio l’ingegnere, batto chiunque!
(ma pensa, li batti a fare cosa? battaglie a colpi di hard disk?)
C:E come lo sai? Potrei anche essere ingegnere!
E:Ascolta un consiglio, da ingegnere: l’ing sa che l’elettronica è intorno a te, davanti all’elettronica ci metti qualcosa, altrimenti l’elettronica ti entra dentro. Ascolta bene, tu prendi una pianta, con le punte, un cactus, e lo metti davanti all’elettronica, al pc, allo stereo, sai cosa succede? Il cactus diventa due, quattro, sei, o magari diventa cinque, quattro cactus, ma senza fare niente eh? lo lasci lì, lui prende l’elettronica, cresce, diventa due, quattro, senza bagnarlo. Io ho messo un cactus davanti al pc, al lavoro, a casa, è diventato … vedessi.
L’ing lo sa, l’elettronica è ovunque, ci vuole qualcosa davanti, una pianta, con le punte.
C: quindi prendo un cactus e lo metto davanti al pc
E: si, perchè l’ing sa che se deve riparare il pc non lo tocca dopo che è stato nell’elettronica, prima si scarica. E poi c’è il ferro, io faccio il fabbro, a Trezzano, 6 ore, 8 ore, e il ferro entra dentro, non puoi toccare un pc col ferro dentro, lo rompi, gli ing lo sanno, non puoi toccarlo, devi prima scaricarti.
C: e come scarichi il ferro?
E: prendi un cacciavite tra le mani, stacchi l’alimentatore e lo metti a terra, alla spina, tocchi con la punta del cacciavite l’alimentatore e poi dopo 20 ore puoi toccare il pc. Altrimenti lo sa l’ing, il ferro distrugge il pc.
Perchè se il pc ha preso un fulmine, per ripararlo, se sei ing lo sai, se no sei un fesso, non un ing, un ing lo sa, il pc lo smonta, smonta tutti i pezzi, la scheda video, la cpu, memoria, poi lo lasci lì 36 ore, 40 ore e lo rimonta, e lui si scarica, allora va, senza fare niente.
C: e va? si ripara? anche se ha preso un fulmine?
E: si ripara, gli togli il ferro, l’elettronica, e va
C: allora se fai il fabbro oggi non puoi usare il pc oggi, devi aver aspettato 36 ore, come hai fatto a lavorare col pc oggi?
E: mica c’è solo l’hardware, c’è l’hardware e il software, oggi ho fatto il software.
C: allora non serve essere ingegnere, ora che me l’hai spiegato posso farlo anch’io
E: si, o hai studiato 30 anni come me, o lo leggi su internet, è uguale. Io è 30 anni che studio, ho comprato tutti i libri, io spendo 1500 euro di libri all’anno, costano, ma sono fondamentali, io faccio il critico, devo leggere cosa dicono gli altri, altrimenti non posso criticare, io devo sapere.
C: hai studiato da solo?
E: si non sono laureato ma è come se lo fossi, ingegneria, elettronica, informatica, telecomunicazioni, io prendo i libri e studio, studio da solo da 30 anni

a questo punto arrivo davanti a casa e purtroppo devo salutare il mistico per tornare ad una versione semplificata della realtĂ !

 

ps: fede commenta con la seguente foto:

Super-Cuarx: La migrazione delle culoidi

Le culoidi sono tra le razze animali piĂą comuni sul nostro stivale, con una presenza massiccia soprattutto nelle periferie proletarie delle grandi conurbazioni metropolitane. Sono facilmente riconoscibili, anche in giovanissima etĂ , per le generose forme fisiche strizzate da elastici indumenti sportivi, decorati da forti contrasti cromatici che spaziano dal nero a sgargianti colori quali il fuxia e il giallo fluorescente. Alcune di loro, dotate di arti inferiori simili a quelli dei pianoforti, esibiscono con disinvoltura indumenti a rete con “effetto insaccato” che ne valorizzano le giĂ  opime forme generali, mentre altre – in un tentativo forse di mimetizzazione difensiva – mutano a tal punto i propri comparti corporei, sino a creare un unica linea di contorno senza soluzione di continuitĂ  che ne nasconde strategicamente il punto vita.

Le culoidi si spostano in branco con movenze simili a quelle di bradipi sotto metadone, comunicando tra di loro tramite goffi gesti corporei e suoni gutturali, a causa della loro genetica incapacità nel saper distinguere quelle che sono le consonanti dalle vocali. Il tono di voce è generalmente alto, nel tentativo eterno di attirare attenzione, ma piò mutare improvvisamente in un sordo zabettamento biascicale, in caso si incontri un esemplare maschio o nel caso si attivino tattiche di guerriglia contro esemplari femmine di tribù avversarie.

Le culoidi sono particolarmente attente ad evitare carenze di cibo, soprattutto nei confronti dei cuccioli che anche in giovane etĂ  presentano precocemente abbondanti riserve alimentari per l’inverno. Non è raro vederle grufolare snack o cibi di quart’ordine a qualsiasi ora del giorno, anche in movimento.

In periodo estivo, le culoidi danno il via a fenomeni migratori chiamati “cazzeggi” che in afose giornate di luglio e agosto le portano a spostarsi in branco verso grandi agglomerati commerciali. Disposte tatticamente in orizzontale, sono efficaci nell’occupare l’intera corsia tramite una formazione “a rete” che consente loro un funzionale controllo del territorio

Dopo ore di appostamento e studi d’osservazione, gli studiosi hanno potuto risalire a cinque di quelli che si ritengono i piĂą significativi fattori scatenanti di tale migrazione.
A – l’attrazione verso luoghi climatizzati.
B – il non avere un cazzo da fare durante il giorno.
C – l’incondizionata attrattiva verso beni di consumo totalmente inutili.
D – la facile reperibilitĂ  di insani alimenti a loro graditi.
E – il tentativo di attrarre un esemplare maschio della loro specie tramite vistose e folcloristiche tecniche tribali.

In alcuni casi, le culoidi possono essere accompagnate da un capobranco, anche se è più facile vederle pascolare alla ricerca di un maschio alternativo che ne faccia le veci.
Nel caso si noti la presenza di un maschio che in risposta ai richiami femminili, emetta il tipico rantolo a metà tra un rutto ed un singhiozzo, gli studiosi consigliano di non disturbare la specie, in quanto è molto probabile che un corteggiamento sia atto.

Diego.